La scomparsa del Cerrado
11 aprile 2011
Wwf ha lanciato l’allarme. Il Cerrado, la grande savana tropicale che copre un quinto del Brasile, sta scomparendo più rapidamente della vicina – e più celebre – Amazzonia. Il pericolo è di vedere compromessa una delle ecoregioni più biologicamente ricche, su cui Wwf stima vivano il 5% delle specie nel mondo. Colpa delle coltivazioni di cereali e dell’allevamento di bestiame, che ne hanno già devastato una metà.
Ad accelerare la deforestazione è la crescente domanda di carne a livello globale. Le coltivazioni intensive di soia, utilizzata per alimentare gli animali (in particolare le galline), stanno soppiantando le praterie originarie, e ormai soltanto il 20% dell’intera area, pari quasi a mezza Europa, risulta ancora intatta. Un dato ancora più impressionante se si considera che nel Cerrado l’agricoltura si è sviluppata soltanto dopo negli anni Settanta, su spinta del governo brasiliano.
Il paese è il secondo esportatore di soia, superato unicamente dagli Stati Uniti. Soddisfare al contempo interessi ecologici e sviluppo economico risulta difficile. Nel mentre, il Cerrado perde circa 14 km quadri ogni anno. L’obiettivo di Wwf è sollevare sulla regione la stessa attenzione che ha accompagnato la distruzione della foresta amazzonica, sperando in un’inversione di tendenza guidata da industrie, produttori e società civile. Intanto, ai cittadini di tutto il mondo chiedono di cercare prodotti non legati alla soia che causa deforestazioni. Non è così semplice.
Un’ultima questione. Gli additivi chimici utilizzati per rendere fertile la regione stanno contaminando le acque. Il Cerrado è anche una grande riserva idrica e l’inquinamento potrebbe essere un problema anche per la salute degli abitanti. Un destino amare per quello che una volta era considerato il chiuso o l’inaccessibile - in portoghese, Cerrado.
© Riproduzione riservata