Raccontare i matti
13 giugno 2012
Yuri porta il 42 di scarpe ed è matto. Ha deliri, pensieri ossessivi e per parlarci degli altri che frequentano insieme a lui il centro Varea Dini di Urbino, si mette ai piedi le loro scarpe. Racconta di Daniele, che fumava tre sigarette al minuto, e di Paola, che ha tentato una fuga di due metri.
Gli ospiti della struttura sanitaria e le loro storie vere sono i protagonisti indiretti di un progetto che combina video, grafica e visite negli spazi, per raccontare la malattia mentale in modo originale. In programma il 16 e 17 giugno nella città marchigiana, Stamattina ho messo le tue scarpe si definisce un “percorso induttivo”, perché propone al pubblico un’esperienza in prima persona, che “parte da un luogo e dai suoi oggetti per poi far scoprire le persone, allargarsi al tutto come in una scala in crescendo”.
Lo spiega Flavio Perazzini, coordinatore dell’iniziativa insieme a Elena Mattioli, giovani comunicatori che da qualche anno si occupano di salute mentale e vorrebbero raccontare questo disagio a chi ne è lontano o d’abitudine non se ne interessa. “Mi affascinava questa realtà un po’ nascosta — dice Perazzini — perché non riuscivo a conoscerla in maniera diretta, ma solo filtrata in modo finto”.
Da lì nasce nel 2010 l’idea per un documentario, Sigarette e sigarette, girato dai due per raccogliere testimonianze dai circa trenta ragazzi nel centro riabilitativo. Ma il video non basta: chiede una visione passiva e ha bisogno di un pubblico interessato al genere. Grazie al lavoro con chi gestisce la struttura, ora i registi (con il terzo ideatore Sergio Canneto) propongono un modello più partecipativo. Un racconto che sfrutta contenuti reali e linguaggi della finzione, per invitare a “mettersi nelle scarpe” di un altro e camminare.
Il percorso dura una giornata. Nella prima parte i partecipanti visiteranno i locali del Varea Dini, disabitati per l’occasione, esplorando liberamente le stanze del centro. L’itinerario prosegue per le vie secondarie di Urbino, dove seguire alcuni spezzoni del documentario con le storie di Yuri e compagni. Infine, il pubblico darà vita a una discussione comune, dove interverranno specialisti e operatori.
Luoghi e voci vogliono far entrare in contatto con un disagio. Eppure gli ideatori hanno scelto di non coinvolgere nel percorso persone con disturbi mentali. “Non ci sarebbe stato il tempo di conoscerle davvero, ma avremmo rischiato un incontro con il tipico effetto da circo: ‘Ora ci sono i matti e li abbiamo visti’ — spiega Flavio Perazzini — Non è un’esclusione. Coinvolgerli in uno dei momenti ci sarebbe sembrato un abuso, come metterli in vetrina”.
Nelle settimane precedenti ai due incontri, Stamattina ho messo le tue scarpe è stato anticipato in Rete da una serie di illustrazioni, anche interattive. Il racconto grafico a puntate è di Cristina Spanò e vede Yuri come narratore. I disegni raccontano i sintomi dei disturbi, le paure e gli elementi della vita quotidiana: medicine, obblighi, rapporti sociali.
Come il progetto, anche i disegni nascono dalla volontà di raccontare in più linguaggi possibili il disagio mentale, una realtà che a trent’anni e più dalla chiusura dei manicomi rimane un tema avvicinato con timore.
Edoardo Bergamin
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